I PAESI LUNGO VIA
COMACCHIO
Cona è una frazione di Ferrara di
circa 1.000 abitanti, facente parte della Circoscrizione Est. Il suo territorio
si sviluppa fra Cocomaro di Cona e Quartesana e dista dalla città circa 10
chilometri.
Si hanno notizie del borgo già dal
1183 quando il Po si divideva in due rami e dove gli olivetani vi costruirono
l'attuale chiesa in stile barocco.
La frazione è situata fra la
superstrada Ferrara – Porto Garibaldi e la via Pomposa ed è dotata di una
stazione ferroviaria che rappresenta una fermata della ferrovia Ferrara -
Codigoro.
Quartesana
Il nome sembra derivare dal latino
medievale "quartisima", ma è necessario considerare anche l'ipotesi secondo cui
il nome di questa frazione possa derivare dalla forma "Quartisana" da "Massa
Quartigiana" (citata nella Bolla di Pasquale II del 1106) quale terra gravata di
contributi annui pari a un quarto del suo prodotto.
Il paese è antichissimo; esso si trova all'incrocio di strade importanti.
A Quartesana nel 1186 il vescovo di Ferrara, Tebaldo, aveva fatto costruire una
chiesa intitolata a S. Giorgio, protettore della città, che regalò poi al
Capitolo della Cattedrale.
La chiesa romanica pur trasformata
nel Settecento conserva le linee originali dell'abside, al suo interno, inoltre,
si possono notare frammenti di affreschi quattrocenteschi.
Possiamo trovare, in questa frazione, Casa Pistani (che tuttora conserva degne
linee rinascimentali) accanto alla quale s'innalza una torre isolata che
certamente è l'avanzo di un complesso più importante e di nobili origini.
Successivamente sorsero altre case di campagna quali Palazzo Strozzi (rifatto
nel Settecento), Casa dei Bottoni, Casa Tonda e le Ville Zanardi, dei Camaioli,
dei Baiesi; di quest' ultima, però, è rimasto ben poco a causa della seconda
Guerra Mondiale.
Non si può certamente dimenticare un certo Alessandro di Bartolomeo da
Quartesana, pittore abile a dipingere carte da gioco che lavorava presso la
corte di Borso intorno al 1464.
Nel 1896 nacque a Quartesana Italo Balbo il cui nome è stato successivamente
assegnato a una nota villa del luogo. La festa locale più solenne è quella di S.
Giorgio, titolare della parrocchia, che si celebra il 23 aprile.
VILLA ex MAGRINI o delizia di
Quartesana

Il lungo e dritto viale alberato
terminante con un sontuoso cancello, l'allaccia alla Via Comacchio.
Dell'enorme parco resta una esigua parte, quel tanto che basta per nascondere la
villa all'occhio del passante ed immergerla nel refrigerante verde. Il parco,
come si può facilmente immaginare dalle dimensioni della recinzione e dal viale
alberato, era certamente più vasto. Questa grandiosità induce a pensare che
all'attuale villa ottocentesca ne preesistesse una più antica, forse della
Rinascenza Ferrarese, forse la tanto decantata Delizia Estense di Quartesana.
Come narrano le cronache dell'Equicola e il Diario muratoriano, il duca Borso la
prediligeva e vi fece molti lavori di abbellimento. Non fu lui, però, a farla
costruire, in quanto già nel 1389 Alberto d'Este era solito alloggiare a
Quartesana. Borso, poi, unitamente a varie case e decine di "possessioni" presso
il fiume Sandolo la regalò a Nanni Strozzi, capostipite ferrarese della illustre
famiglia fiorentina. Nei suoi canti si legge un passo in latino circa questa
delizia. L'ipotesi che si tratti proprio di questa Delizia non è poi tanto
peregrina se si osserva la struttura architettonica e la pianta dell'edificio.
L'interno è diviso da saloni eleganti, tipici del Rinascimento. All'esterno la
facciata del corpo centrale, prosegue da ambo i lati con due muri bugnati.
Questi due semicorpi un tempo potevano essere merlati analogamente a quanto si
nota nella villa della Mensa a Sabbioncello. Indizio ancor più significativo è
la presenza di un terrazzo ricoperto, proprio nel centro del fabbricato. Qui
doveva sorgere una torre, come in ogni delizia. I vari architetti nei secoli
solevano tagliare le merlate torri, per aprire terrazzi, coperti o scoperti. A
metà del secolo scorso la proprietà era dei Pareschi; nel 1930 passò ai Vezzani,
quindi a Mario Magrini che la destinò in eredità alla Chiesa.
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